martedì 16 febbraio 2010

Strane presenze a Sanremo - Jimmy Page, Jeff Beck e i gallinacci




















Ormai è diventato inconsueto parlare di musica quando si tratta l'argomento Festival di Sanremo. Malgrado formalmente il pretesto della fiera sia sempre una gara di canzoni (da quest'anno quelle dei giovani arrivano già ascoltate, come in un Festivalbar qualsiasi: ennesimo sacrilegio) da qualche tempo ormai si è compiuta la transizione che ha trasformato l'evento in un programma televisivo qualunque, affetto da pretese di gigantismo che fanno rabbia e tenerezza. La selezione dei cantanti in gara, così come degli ospiti delle serate, viene effettuata pensando al chiacchiericcio che può generare un dato nome, oppure alla familiarità di certi volti con quella parte di pubblico che ancora digerisce la tv generalista vecchio stile. E che, se proprio non riesce a mandarla giù, allo stesso tempo non perde occasione di guardarla per il gusto di criticarla. Ecco dunque le bizzarre apparizioni sul palco di costosi nomi internazionali, pescati quasi a casaccio, con l'intenzione di sopperire a una mira scadente procurandosi un bersaglio enorme. Abbiamo visto, nel recente passato, Hugh Hefner, Sharon Stone, perfino Mike Tyson (congedato da Bonolis con uno storico "sei una bella persona.") Quest'anno tocca a Ranya di Giordania e Antonio Cassano. Che c'entra la musica? Nulla, ovviamente. Come potrebbe entrarci, quando per trovare qualcosa che invogli gli appassionati delle sette note bisogna andare a leggersi i nomi degli autori, e scoprire magari che Francesco Bianconi dei Baustelle ha scritto La Cometa di Halley per Irene Grandi? A chi organizza Sanremo il "caso Morgan" senza dubbio sta a cuore molto di più della musica di Morgan. O di chiunque altro.

Eppure a Sanremo negli anni di musica ne è passata talmente tanta, e con una tale capacità di arrivare al pubblico, che su quel palco si è necessariamente fatta la storia della canzone italiana. Ci sono inoltre sempre state importanti visite da tantissimi grandi nomi internazionali. La lista di questi ultimi potrebbe essere interminabile, una sorta di line-up immaginaria di un folle festival senza tempo e senso. Provate a immaginare il cartellone: Queen. R.E.M. , Springsteen e Louis Armstrong che canta in italiano; giganti del soul quali Stevie Wonder, Ray Charles e Wilson Pickett; gli Smiths che a Sanremo Rock si esibiscono per l'ultima volta (e in quel 1987 con loro ci sono Pet Shop Boys, Duran Duran, Style Council); Peter Gabriel appeso a una liana. Volete un tocco ancora più surreale? 1983: qualcuno invita i Saxon, che cantano Nightmare! E nel 2000, mentre intona The Ground Beneath Her Feet, Bono scende tra il pubblico, incappando in un ritardatario d'eccezione, che ancora deve accomodarsi: Mario Merola. Il re della sceneggiata saluta il popolare cantante irlandese con un lento e compiaciuto applauso...

[Clicca qui per continuare a leggere l'articolo di Paolo Bassotti su Gibson.com]

Video - Page & Plant - Most High

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...