venerdì 13 febbraio 2009

Nella casa dei libri

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C'è un libro di Richard Brautigan che in italiano si chiama La casa dei libri, ma che in origine era The Abortion: A Historical Romance 1966.
I due titoli si dividono la trama.
La prima parte parla dello strano lavoro del protagonista, commesso in una biblioteca dalla quale non esce mai, pronto a ogni ora ad accogliere sugli scaffali qualsiasi manoscritto gli venga portato da autori dilettanti. Libri come:

"MORTE ALLA PANCETTA di Marsha Paterson. L'autrice era una giovane donna qualunque, con l'angoscia negli occhi. Mi ha consegnato questo libro incredibilmente bisunto, poi è scappata terrorizzata. Il libro pareva effettivamente un tocco di pancetta. Volevo aprirlo per vedere di che trattasse, poi ho cambiato idea. Ero incerto se metterlo a friggere o collocarlo in uno scaffale.
A volte è messo a dura prova un bibliotecario".

La seconda parte del romanzo ruota attorno al bellissimo corpo di Vida, l'amore, semplice e inevitabile, del bibliotecario. I due si recano in Messico perchè la ragazza possa abortire:

"Ahimè, l'innocenza dell'amore ha conseguenze fisiche sempre più complicate, non è fatta come i nostri baci".

La casa dei libri è edito in Italia da Marcos Y Marcos, ed è tradotto da Pier Francesco Paolini.

Video The Clientele - Bookshop Casanova

giovedì 12 febbraio 2009

L'uomo dei giochi

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Su Lessico e nuvole di oggi, apprendo da Bartezzaghi la notizia della morte di Giampaolo Dossena, grande scrittore e maestro di giochi. Bartezzaghi lo ricorda citando il suo ultimo libro, Mangiare banane, uscito per Il Mulino nel 2007.
E' un volumetto di "ricordi controvoglia", che, da appassionato lettore di memorie e autobiografie non mi feci scappare all'epoca della sua uscita. 45 capitoletti in ordine alfabetico, scritti con grazia e con prosa leggera, sempre in fuga dall'insopportabile invadenza della nostalgia.
Che piacere leggere questi lucidi dialoghi tra il ricordo e il presente, che piacere citare, quasi a caso:
"Con l'estate la casa dei miei vicini si riempie di bambini, e non è una grande allegria perchè alcuni bambini sono precocemente antipatici".
Oppure:
"Si stava annunciando l'inizio della guerra. Eravamo fermi in piedi sotto il sole, bella giornata di sole. Io ero un po' intontito. Ricordo che non capivo tutto. M'è rimasto impresso solo: "La parola d'ordine è vincere, e vinceremo". [...] Nella piccola folla del paese di mio nonno c'era silenzio. Io forse cominciai a sospettare che con quella mancanza di entusiasmo avremmo finito per perdere la guerra".

Video Shirley Ellis - The Name Game

mercoledì 4 febbraio 2009

Novantasei lacrime per Lux Interior

http://www.track16.com/exhibitions/ann_summa/images/Lux_Interior.jpg

"I'm a human fly
and I don't know why
I got 96 tears
in 96 eyes"

Video The Cramps - Human Fly


Video ? & The Mysterians - 96 Tears

Insegnare, imparare

http://www.iuav.it/Didattica1/pagine-web/facolt--di1/Alberto-Ba/claDIS---s/immagini/anni--50/B.-Munari--Scimmietta-Zizi--Pigomma-1.jpg

Tra le molte cose esposte nella bella mostra all'Ara Pacis dedicata a Bruno Munari, c'è un breve testo dattiloscritto. Lo riporto qui, perchè possiate leggerlo:

"Tutto quello che un bambino impara nei primi anni di vita, gli resterà nella mente per sempre. E' questa un'affermazione di un grande studioso di come si forma la mente umana: J. Piaget. E dipende dagli educatori se questa nostra società potrà migliorare o peggiorare.

Nelle scuole materne giapponesi si insegna a comunicare e a stare con gli altri (che poi siamo sempre noi). Si dice ai bambini che ognuno deve esrpimere il proprio pensiero ma non imporlo.

In questo modo si formano in unico corpo tutte le nozioni che formano il sapere. La collettività cresce e ci si trova in un mondo civile. Quando invece qualcuno impone il proprio pensiero a tutti si forma la dittatura con tutte le sue conseguenze.

Una persona vale per quello che dà e non per quello che prende (pensiero difficile da capire in un paese di furbi) per cui se ognuno dà il meglio alla collettività, questa si sviluppa e cresce.

Se invece ognuno tenta di rapinare gli altri perchè lui è il più furbo, ci si trova allo stato in cui siamo noi adesso. Ma il problema è: che cosa insegnare ai bambini perchè si formino in modo giusto, creativo e non ripetitivo? Occorre insegnare come si fa a fare, a esprimersi, a comunicare per immagini, a progettare.

Tutte le tecniche possono essere trasformate in gioco per facilitarne l'apprendimento, e siccome ogni gioco ha le sue regole, ecco che l'apprendimento viene facilitato, allegerito, desiderato dai bambini.

L'importante è lo sviluppo delle varie personalità, i bambini sono tutti diversi ed è sorprendente per un operatore vedere lo sviluppo delle personalità individuali.

Non si devono quindi dare ai bambini soluzioni già fatte, ma insegnare a risolvere i problemi. Non suggerire temi da svolgere ma insegnare a scrivere con proprietà di linguaggio.

Per un operatore è molto importante conoscere ciò che un bambino può capire. Non trasformare tutto in una favola, ci sono mille modi per interessare e comunicare. Un bambino educato forma una società civile. Un bambino creativo è un bambino felice".

Bruno Munari, Educare gli educatori, 1992, foglio dattiloscritto, collezione Piero Polti

Video The Smiths - The Headmaster Ritual
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