lunedì 24 dicembre 2007

Spirito natalizio
















"Tutti quei lieti piccoli elfi
possono andare a impiccarsi"
(Bob Dylan, Huck's Tune)

Video Bob Dylan - Huck's Tune (filmato tanto amatoriale e volenteroso da fare tenerezza!)



Postilla: se andate a leggere bene la firma nell'illustrazione, potete scoprire che si tratta di uno studio del Grinch ad opera nientemeno che del grande Chuck Jones. Consideratelo il mio regalo natalizio a voi gentili lettori!

mercoledì 19 dicembre 2007

Happy Christmas Your Arse!
















Fairytale of New York
è una delle poche canzoni natalizie che non faccia peggiorare la mia attitudine verso le feste, che in genere accolgo con un astio degno del Grinch o di Ebenezer Scrooge. Piccina nel cuore resta la speranza che alla fine del film possa anch'io redimermi e scoprire "il vero significato del Natale. E invece no, non succede mai. Mettendo da parte le note autobiografiche, in questi giorni si torna a parlare del brano del 1988 cantato dai Pogues insieme alla sfortunata Kirsty MacColl (morì in un incidente in mare poco dopo aver raggiunto il grande successo con In These Shoes, ricordate? "No me gusta caminar..."). BBC Radio1 aveva infatti provato a mandarlo in onda in radio in una versione nella quale erano censurate parole come slut e faggot. Una sorta di sollevazione popolare ha fatto in modo che la radio inglese tornasse saggiamente sui suoi passi.
La mia traduzione:

Fiaba di New York
Era la vigilia di Natale
Nella cella di custodia
Un vecchio mi disse: “Non ne vedrò un altro”
E quindi mi cantò una canzone
“The Rare Old Mountain Drew”
Mi sono girato dall’altra parte
E ho pensato a te.
Ne ho preso uno fortunato
Lo davano diciotto a uno
Ho una sensazione
È l’anno buono per me e per te
Perciò buon Natale
Ti amo baby
Posso vedere un tempo migliore
In cui i nostri sogni saranno realtà.
Hanno macchine grandi come bar
Hanno fiumi d’oro
Ma il vento ti passa dritto attraverso
Non c’è posto per i vecchi.
Quando hai preso la mia mano la prima volta
In una fredda vigilia di Natale
Mi hai promesso
Che Broadway mi stava aspettando.
Eri affascinante
Eri bella
La regina di New York City
Quando la bandà finì di suonare
Tutti urlarono per il bis
Sinatra swingava
E gli ubriachi cantavano
Ci baciammo in un angolo
E ballammo nel cuore della notte.
I ragazzi del coro della polizia di New York
Cantavano “Galway Bay”
E le campane suonavano
Per il giorno di Natale.
Sei un fannullone
Sei una merda
Sei una vecchia puttana tossica
Sdraiata mezza morta su di una macchia sul letto
Sei un rifiuto, sei un verme,
sei un povero frocio
Buon Natale stocazzo
Prego Dio che sia l’ultimo insieme!
Avrei potuto essere qualcuno,
Beh, chiunque avrebbe potuto,
Mi hai portato via i sogni
Quando ti ho incontrato
Li ho tenuti con me, baby
Li ho messi con i miei
Non posso farcela da solo
Ho costruito i miei sogni intorno a te.
I ragazzi del coro della polizia di New York
Cantavano “Galway Bay”
E le campane suonavano
Per il giorno di Natale.



lunedì 17 dicembre 2007

David Rovics e la macchina ammazzafascisti
















Nel '65 un giornalista chiese a Dylan perchè non scrivesse più canzoni di protesta che puntassero il dito contro qualcuno. "Ho finito le dita", rispose.
Sembra assurdo che a più di quarant'anni di distanza ci possa essere qualcuno che ancora scrive folk song di protesta mettendo in musica i propri pensieri sulle ultime notizie, convinto magari di poter cambiare il mondo.
David Rovics non si preoccupa di essere un anacronismo. Sul suo sito trovate canzoni tanto "topical" da essere ordinate per argomento: Afghanistan, Ecologia, El Salvador, Uranio impoverito. Rovics non è postmoderno, probabilmente neanche nostalgico. E' semplicemente, con beata e sfacciata ingenuità, fermo in un tempo lontano nel quale Pete Seeger non aveva ancora preso in mano la scure per tagliare i cavi dell'elettricità, e si accontentava di chiedere un martello per caricare di mazzate tutte le ingiustizie.
Naturalmente Rovics è anche ben disposto a mettere a disposizione gratuitamente le proprie canzoni. Questa è The Draft Is Coming:

La chiamata alle armi sta arrivando

Sta buttando giù la vostra porta

Perciò fate i bagagli, ragazzi e ragazze,

Ce ne andiamo tutti in guerra

Puoi essere il prossimo a morire per la Halliburton

Tira la corda, ammaina la bandiera e chiudi il sipario

Puoi essere il prossimo a premere il grilletto per la Exxon

Guardare le città che bruciano attorno a te mentre sei nella tua postazione

Puoi sparare ai bambini mentre tirano pietre al tuo Humvee

E puoi morire per Kerry o forse per Dick Cheney



MP3 David Rovics - The Draft Is Coming

giovedì 13 dicembre 2007

Ike Turner, il re del ritmo
















La notizia della morte di Ike Turner viene data dal sito del Corriere con il poco generoso titolo: "Morto Ike, il marito violento di Tina Turner". Certamente la vita privata di Izear Luster Turner Junior (questo il suo vero nome) è stata piena di ombre, al punto che nel 1991 non potè presenziare alla propria cerimonia di ammissione nella Rock And Roll Hall Of Fame, in quanto si trovava in prigione per possesso di droga. Nel giorno della sua morte vale però la pena di ricordare anche il suo apporto fondamentale alla musica degli ultimi sessant'anni. E' stato infatti lui, come leader dei Kings of Rhythm il principale artefice di Rocket 88, da molti considerato il primo vero brano rock, uscito nel 1951 come singolo accreditato a Jackie Brenston and his Delta Cats. Il periodo più importante della sua carriera è stato certamente quello dalla fine degli anni 50 ai primi anni 70, durante il quale fece coppia, sul palco e nella vita, con l'esplosiva Tina Turner, dietinguendosi come formidabile bandleader. Dopo i giorni bui della droga, della prigione e delle brucianti rivelazioni di Tina sul suo comportamento violento e vessatorio, Ike aveva provato a rilanciare la propria carriera, riuscendo quest'anno ad aggiudicarsi un Grammy Award per Risin' With The Blues, premiato come miglior album di Blues tradizionale. Il suo prestigioso passato lo aveva portato di recente ad essere anche molto ricercato dalle "nuove leve": guardatelo ad esempio mentre si esibisce con i Gorillaz (arriva dopo tre minuti e mezzo, ma vale la pena di portare pazienza) , ostentando una piena consapevolezza del proporio status di leggenda della musica nera.

Mp3 Jackie Brenston and his Delta Cats - Rocket 88

Video Gorillaz e Ike Turner - Every Planet We Reach Is Dead

mercoledì 12 dicembre 2007

Ascoltando gli Okkervil River a casa durante il Natale
















Il concerto degli Okkervil River di qualche settimana fa al Circolo degli Artisti è stato uno dei migliori del 2007. Grande energia, canzoni solide (molte tratte dal recente album, The Stage Names, una delle cose migliori uscite quest'anno), commovente generosità nel proseguire sgolandosi in versione acustica dopo i ripetuti black out.
Sul loro sito, confermando ancora una volta la propria attitudine verso il pubblico, hanno appena postato uno splendido regalo di Natale ai propri fans, Golden Opportunities. Il disco, disponibile gratuitamente in due formati audio, con artwork e liner notes, è una bella raccolta di otto cover eseguite dal vivo nell'ultimo tour, con in più il brano inedito Listening To Otis Redding At Home During Christmas. Questa è l'intera tracklist:

1. APRIL ANNE (John Phillips)

2. SIMON SMITH AND THE AMAZING DANCING BEAR (Randy Newman)

3. I WANT TO KNOW (Charles F. Olsen/Ed Sanders)

4. DO WHAT YOU GOTTA DO (Jimmy Webb)

5. I CAME HERE TO SAY IM GOING AWAY (Serge Gainsbourg/Trans. by W. Sheff)

6. THE BLONDE IN THE BLEACHERS (Joni Mitchell)

7. ANTARCTICA STARTS HERE (John Cale)

8. LISTENING TO OTIS REDDING AT HOME DURING CHRISTMAS (Will Sheff)

9. SOLO (Sandy Denny)



MP3 Okkervil River - Golden Opportunities

sabato 8 dicembre 2007

Daniele Luttazzi, la censura e il Giulianone
















Decameron
, il nuovo programma di Daniele Luttazzi, è stato sospeso da La7. Il motivo ufficiale è una frase ritenuta "una provocazione alla dignità e all'onore" di Giuliano Ferrara, altro collaboratore dell'emittente.
Questa è la battuta incriminata: "Berlusconi ha avuto il coraggio di dire che lui in fondo era contrario alla guerra in Iraq. Come si fa a sopportare una cosa del genere? Io ho un mio sistema. Penso a Giuliano Ferrara immerso in una vasca da bagno con Berlusconi e Dell'Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta tutti".
La decisione è stata annunciata da La7 ieri sera, dopo la messa in onda della replica (!) della puntata. I giornalisti del Tg di La7 hanno dichiarato che nella successiva edizione del notiziario è stato impedito loro di raccontare quanto era appena successo.

Ai tempi di Parcondicio mi capitò di pranzare con Vincino. Raccontò che, malgrado la cosa sconvolgesse molti suoi amici "di sinistra", era ben lieto di lavorare per Il Foglio, proprio per la libertà che gli veniva garantita. Disse che se anche vesse raffigurato lo stesso Ferrara in una situazione simile a quella poi immaginata da Luttazzi (non ricordo nel dettaglio l'esempio di Vincino), sarebbe stato sicuro della pubblicazione. Per quanto male si possa parlare del bellicoso conduttore di Otto e mezzo (e ho intenzione di ritornare presto su alcuni dei trucchi retorici di questo personaggio) ritengo pertanto difficile che la censura possa essere partita da lui.

Vale poi la pena infatti ricordare che la frase incriminata era da tempo nel repertorio di Luttazzi, assieme ad altre considerazioni ancora più forti su Ferrara. Ricordo ad esempio quando ipotizzò di ribattezzare "Giulianone" la materia fecale protagonista di certi giochi erotici. Davvero i vertici di La7 non conoscevano questo aspetto della sua comicità?
Quasi sicuramente la battuta "offensiva" è servita come espediente per eliminare un elemento disturbante dal panorama televisivo. Sono stati tirati fuori i soliti discorsi su quello che la satira può o deve fare, discorsi frusti e prevenuti, degni dei "paletti" di Lucia Annunziata.

Decameron era un programma non pienamente riuscito. Ad affossarlo era essenzialmente l'assenza del pubblico in studio, malamente sostituito da risate registrate, spesso inserite nei momenti sbagliati. Poco efficace era anche la recitazione di alcuni degli attori di supporto, spesso totalmente privi dei giusti tempi comici. Nell'ultima puntata si era visto un tentativo di inversione di rotta, con una selezione di gag recitate da altri attori nel preview, seguite da un monologo molto più lungo e complesso del solito stand-up iniziale. Non potremo mai sapere come il programma si sarebbe evoluto nelle settimane successive. Seppur con tutti i suoi difetti, era comunque qualcosa di diverso, una provocazione necessaria, un momento di liberazione dalla banalità.

Per quanto Decameron non fosse la migliore messa in atto possibile del talento del suo ideatore, resta comunque un senso di disgusto di fronte all'ennesima censura ai danni di una voce libera da parte del "Grande pensiero unico" dei media italiani. E' paradossale: in un mondo dove pare indispensabile spacciarsi per opinionisti, non c'è spazio per opinioni che escano dallo schema del risaputo. Non c'è posto per il dubbio, per la sorpresa, per la fantasia. Figuriamoci per il genio.

Luttazzi saprà trovare le parole (e le battute) giuste per contrattaccare e difendere le proprie ragioni. Resta da vedere se avrà ancora la possibilità di farsi sentire da una platea grande come il pubblico della televisione generalista.
Per ora non posso far altro che esprimergli la mia solidarietà.

giovedì 6 dicembre 2007

La domenica, di venerdì


















"E' in questa solitudine prossima al delitto che nascono i pittori e i poeti della domenica".

(Ennio Flaiano, Diario degli errori)

"Generalmente han sguardi buoni
sovente ingenui e un po' da bambinoni
c'è sempre in loro un po' di dramma
a capirli è solo la loro mamma"
(Paolo Conte, Pittori della domenica)

Del vuoto della domenica parla anche Tommaso Labranca sul suo blog, allegando il brano Domeniche senza tramonto. Musica di Fabio Zuffanti, testo di Labranca, ispirato alle memorie di Santa Teresa di Lisieux.

Sul sito dove ho controllato il testo del brano di Paolo Conte, ho trovato anche l'invito a scaricare il ringtone di Pittori della domenica. Riuscite a immaginare qualcosa di simile? In realtà sembra proprio che ci sia la possibilità di avere la suoneria di qualunque canzone contenuta nel database. Volendo, anche di Metal Machine Music.
Buona domenica, qualunque sia il giorno in cui state leggendo.

Gondry e Björk: la dichiarazione di indipendenza
















E' da pochissimo in circolazione il nuovo video realizzato per Björk da Michel Gondry, regista di Se mi lasci ti cancello e L'arte del sogno. Declare Indipendence è la settima collaborazione dei due, e arriva a ben dieci anni dal loro ultimo incontro, lo splendido clip di Bachelorette. Quello che stupisce di questo nuovo lavoro sono i limiti che Gondry si pone, imprigionando l'intera sequenza in un ambiente claustrofobico, nel quale la progressiva liberazione, che si accompagna al ritmo serrato del brano, è data dall'irruzione dei colori e dal montaggio frenetico, con molte inquadrature e pochissimi movimenti di macchina. Alla fine resta la solita sensazione: quando Gondry chiude gli occhi vede un mondo che gli altri non vedono. Ed è tanto gentile da cercare di ricrearlo per le telecamere.

Björk e Gondry - Videografia:

1993 Human Behaviour
1995 Army Of Me
1995 Isobel
1996 Hyperballad
1997 Joga
1997 Bachelorette
2007 Declare Indipendence

Video Björk - Declare Indipendence

mercoledì 5 dicembre 2007

L'albero degli zatteroni: ultime frontiere del Glam
















Hai strappato il tuo vestito. La tua faccia è un casino. Ma siccome sei un ribelle ribelle continui ad amare il Glam.
Gli Scissor Sisters e quel pupazzetto di Mika portano avanti il lato più appariscente e radiofonico della faccenda, raccogliendo bei soldoni lungo la strada. Goldfrapp ha scelto la pista d'una discoteca per far vedere come si fa, e si è meritata per questo pure di essere clonata dalla più recente versione di Kylie Minogue.
Sul palcoscenico dell'indie c'è però qualcuno che prova a far rivivere davvero lo spirito della sacra triade T Rex/David Bowie/Roxy Music, cercando le sintesi possibili tra arte e pop, tra sesso e gioco, tra la lussuria degli arrangiamenti più complessi e la fantastica ottusità del boogie.
Gli Of Montreal dopo anni di gavetta sembrano finalmente essersi meritati le giuste attenzioni, aiutati dai travestimenti (e dagli strip) del frontman Kevin Barnes (nella foto).
David Vandervelde
ha esordito alla grande (ascoltate l'euforica Jacket per verificare), seppure troppo spesso la sua imitazione di Marc Bolan è fin troppo spudorata.
Bobby Conn
nel recente King For A Day si è misurato coi classici, a partire dal tema dell'artista che fa un autodafè della propria megalomania, riuscendo a reggere bene il confronto coi giganti.
White Williams
ha appena pubblicato il suo primo album. Malgrado sul palco ostenti una timidezza davvero fuori luogo in un post come questo, nei pezzi in studio sembra il più pazzo di tutti. Buon segno.

Ecco qualche MP3 messo a disposizione dalle etichette degli artisti in questione:

MP3 David Vandervelde - Jacket
MP3 White Williams - New Violence
MP3 Of Montreal - Heimdalsgate Like A Promethean Curse

Gran finale con un duetto imperdibile dall'epoca d'oro del Glam:

Video Marc Bolan & T-Rex con Elton John - Children Of The Revolution

lunedì 3 dicembre 2007

Bono, il parruccone e la ballata dei fratelli Dalton












Gli U2 celebrano in questi giorni il ventennale di The Joshua Three, riproponendolo in tre nuove ristampe: vinile, deluxe (il cd originale rimasterizzato assieme a uno di bonus tracks) e super deluxe (2 cd più un dvd contenente un Live da Parigi e il documentario Outside America).
All'interno del documentario è possibile riscoprire un'inaspettata zingarata: Bono e i suoi aprirono alcuni concerti del tour dell'87 presentandosi come il gruppo country dei Dalton Brothers. Ecco quindi The Edge completamente vestito in denim, Bono parruccatissimo che camuffa la voce, si attacca alla bottiglia di whiskey e cita i Blues Brothers ("suoniamo due tipi di musica, country e western!") , e soprattutto Adam Clayton nei panni della bassista Betty Dalton.
Una tale pagliacciata, palese parodia della loro fissazione con l'America, fa riflettere su come gli U2 siano stati ben presto consapevoli del lato più ridicolo del proprio eccesso di ego. Malgrado ciò si sarebbero presto imbarcati negli eccessi di Rattle and Hum, generalmente ritenuto un caso di parodia involontaria, un trip nella megalomania talmente grande da imporre la svolta postmoderna dello Zoo TV Tour, culminata in quel vicolo cieco chiamato Pop. Gli U2 sanno di essere spesso dei palloni gonfiati, e a quanto pare già vent'anni fa avevano imparato a ridere delle miserie della propria grandezza. Semplicemente, si rendono conto di non poter sfuggire alla propria natura di profeti della big music. Per quanto possano travestirsi o inventarsi il tour più grande del mondo per cercare di razionalizzare la follia dell'entertainment, inevitabimente si costringono a tornare alla celebrazione del proprio mito, a tutte le cose che non possono lasciarsi alle spalle.

Video U2/The Dalton Brothers - Lucille

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