giovedì 9 luglio 2009

Intervista a Carmelo Pipitone, chitarrista dei Marta Sui Tubi – Con la vecchiaia si diventa più bastardi

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I Marta sui tubi ti pigliano in giro. Poi ridono con te, ti si scagliano contro, e a sorpresa ti spalancano il cuore, mostrandoti una ferita e un’idea di bellezza. Riescono a fare tutto questo anche nell’arco di una sola canzone, saltellando da un capo all’altro di mille invenzioni. I loro brani non stanno fermi mai, non c’è da fidarsi. Anche oggi che sul palco salgono in cinque, la band ruota ancora intorno ai due fondatori: Giovanni Gulino, con la sua voce imprendibile e lunatica, e Carmelo Pipitone, capace di tirare fuori fiamme e nuvole dalle sue chitarre acustiche Epiphone e Gibson. Abbiamo intervistato proprio Carmelo, per conoscere la sua storia e per parlare dei Marta sui tubi, una band che non ha alcuna intenzione di smettere di stupire. E vuole anzi diventare sempre più cattiva.

Paolo Bassotti: Vogliamo cominciare dall’inizio?

Carmelo Pipitone: Proprio dall’inizio, quando mi hanno regalato la prima chitarra?

Esattamente!

Avevo undici anni quando mia nonna mi regalò una meravigliosa chitarra classica da centomila lire. Tu pensa che il primo strumento che avevo iniziato a suonare era stata una pentola, attaccata a un pezzo di compensato con un buco in mezzo: suonavo cose che facevano veramente pietà! Così mio padre andò da mia nonna e le disse: “Vuoi comprargli una chitarra, che sta diventando lo zimbello di tutto il paese?” Non conoscendo nessuno che suonasse e che potesse darmi delle dritte, accordai la chitarra in questa maniera: do, re, mi, fa, sol, la! Senza il si. Perché le note sono sette, e ho pensato: si farà così. E sono andato avanti in questo modo per un anno, poi ho incontrato uno che m’ha detto: “Che cazzo stai a fa’?” e mi ha evitato di fare brutte figure in giro. Purtroppo non ho mai avuto il modo di studiare con un insegnante, mi piacerebbe poter tornare indietro.

Quando in seguito hai preso confidenza con la chitarra, c’era qualche chitarrista che provavi a imitare?

All’inizio, essendo un fringuello, ascoltavo un po’ di tutto, anche robe estreme. Metal. Mi sono spostato persino dalla chitarra classica a un’Ibanez elettrica, che chiaramente in seguito è stata bruciata! Avevo come mito un ragazzo di Marsala, che sapeva suonare da dio la chitarra elettrica. Una sera lo trovo a un falò, una di quelle festicciole da spiaggia, con l’alcol, le ragazze, le prime limonate. Lo vedo alle prese con una chitarra classica e scopro che in realtà non sapeva suonare! Ho pensato: no, io non voglio essere così. Ho deciso di tornare alla chitarra acustica, di ammazzarmi di studio, e poi eventualmente passare di nuovo alla chitarra elettrica, solo quando avrei potuto suonarla realmente bene. Questo passaggio poi non è mai avvenuto, sono rimasto fedele all’acustica, che per me è lo strumento fondamentale.

[Clicca qui per continuare a leggere l'intervista di Paolo Bassotti a Carmelo Pipitone dei Marta sui tubi su Gibson.com]

Video - Marta sui tubi - L'unica cosa

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