martedì 1 giugno 2010

Musica nel sangue – Intervista agli Africa Unite












Rootz è stato il titolo naturale per questo disco. Le nostre radici musicali affondano in quel terreno. Dalla passione per ritmo in levare e' partito tutto. In questi quasi trent'anni di vita noi Africa abbiamo cercato sempre spunti nuovi per dare un carattere personale alla nostra musica, ma l'ispirazione primaria e' sempre stata il reggae.” Giunti al quindicesimo album, gli Africa Unite si confermano il più importante gruppo reggae italiano, proponendo 13 brani che spaziano tra tutti i suoni a loro più cari. Il saldo appiglio con il passato consente loro di guardarsi attorno in tutti i sensi: sia cercando interessanti collaborazioni (con Alborosie, Franziska, Mama Marjas e Mellow Mood), sia mettendo la scrittura dei brani al servizio di importanti riflessioni su quello che succede, toccando anche questioni delicate come la religione o i testi violenti di alcuni artisti reggae. Di tutto questo abbiamo parlato in un'intervista con le due anime degli Africa, Madaski e Bunna (il quale, tra l'altro, suona una chitarra Gibson, proprio come spesso faceva Bob Marley)


Rootz è un disco molto eclettico, che mette in evidenza le varie anime degli Africa Unite. Qual era il vostro obiettivo nel realizzarlo? Per quali caratteristiche si può ritenere Rootz un disco unico nella vostra storia?

Mada: L'obiettivo era realizzare un prodotto molto diretto, che suonasse, come ho detto prima, ''rigoroso'' mantenendo però lo stile classico nostro, che poi si fonda, in gran parte, sull'incontro-scontro stilistico tra me e Bunna. Alla fine penso che tutti i dischi siano, a loro modo, unici, in quanto ...

[Clicca qui per continuare a leggere l'intervista di Paolo Bassotti a Bunna e Madaski degli Africa Unite]

Video - Africa Unite - Cosa resta

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