martedì 27 aprile 2010

Intervista a Gionata Mirai, chitarrista di Super Elastic Bubble Plastic e Teatro degli Orrori – Prima parte


















Hanno la rabbia, hanno la poesia. Con A Sangue Freddo, uno dei migliori dischi italiani degli ultimi anni, i componenti del Teatro degli Orrori hanno anche ulteriormente allargato il proprio pubblico. Da qualche tempo, per una sua decisione, sul palco con gli altri non c'è più Giulio Favero, che avevamo intervistato al momento dell'uscita del disco, ma i fan hanno saputo accogliere con calore i nuovi Tommaso Mantelli e Nicola Manzan, continuando a regalare sold out alla band. Abbiamo intervistato il chitarrista Gionata Mirai, non solo per parlare del successo del Teatro in questi ultimi mesi, ma anche per avere novità sull'altra sua band, i Super Elastic Bubble Plastic. Dall'incontro con Gionata è scaturita una conversazione che fa luce sulla sua vita da musicista, sul suo rapporto – tutto mancino – con la chitarra, e della passione per gli strumenti Gibson. Una chiacchierata che gli amanti della sei corde non possono perdere.

Come ti sei avvicinato alla musica? La chitarra è stata il tuo primo strumento?

Mia madre mi racconta che da piccino passavo le ora a ballare di fronte alla lavatrice in centrifuga, e io ricordo la forza di quel suono come qualcosa di doloroso e attraente allo stesso tempo, come qualcosa di vivo. Credo sia stata una forma, grezza, di imprinting.

A sette anni trovai un bastone bianco in spiaggia, legai una corda alle estremità e mi misi a cantare e suonare sul bagnasciuga. Mio padre deve aver commentato con un sintetico “eventualmente è mancino”. Credo di aver chiesto di suonare la batteria, per un certo periodo, ma la vita di condominio e una certa propensione mentale familiare al silenzio non hanno dato grande rilievo alla richiesta. Però volevo suonare. E a 10 anni mi è stata regalata una chitarra classica (una Rockson, se non ricordo male, 110 mila lire) e una bella iscrizione ad una scuola di musica. Tre anni di spartiti, solfeggio e canto corale. E non sapere cos'è un do maggiore. Suonavo cose anche difficili, ma che nella mia testa non avevano né una struttura decodificabile, né un riscontro nella realtà. Erano pezzi che nascevano e morivano dentro lo spartito. Sono stato un pessimo studente di chitarra classica, il buon maestro Marullo confermerebbe.

Anni dopo ho scoperto che, ad esempio, dei banali esercizi di riscaldamento possono diventare degli ottimi momenti bluegrass, o che una certa impostazione e abilità della mia mano destra (sono mancino, remember...) viene proprio da quei tre anni di fastidio. Niente è per niente. Comunque mi son ritrovato a 12 anni a dover ri-imparare a suonare praticamente da zero, da autodidatta. Finalmente a modo mio. Anche solo iniziare ad usare il plettro o cambiare la postura sulla chitarra è stato,oltre che ad un enorme piacere, un azzerare quello che avevo imparato fino a quel momento. E' stato come scoprire di saper suonare, imparare qualcosa che già sapevo, reinventarmi. Il tutto senza tanti riferimenti musicali attorno, a parte qualche disco di De Andrè, Battisti, Jannacci, dei Beatles e qualche raccoltona anni '60. Poi è arrivata l'adolescenza e tutto ha assunto contorni e profondità diversi. Primi impulsi al rumore come forma di espressione e primi sguardi ad una realtà non sempre così amichevole hanno fatto sì che suonare diventasse il modo migliore per incanalare e sfogare una inquietudine ereditaria e un senso critico pericolosamente vivaci, che altrimenti credo sarebbero stati difficilmente gestibili.

Quali sono stati i tuoi maestri “reali” e quelli dai quali hai imparato ascoltando i loro dischi? Ci sono degli album in particolare che hanno cambiato il tuo modo di suonare la chitarra?

A 15 anni sapevo suonare quasi tutte le canzoni dei Led Zeppelin dei primi quattro dischi, ero innamorato della loro sfacciataggine nel reinterpretare i classici blues, ero innamorato della figura di Jimmy Page come turnista pre-Led Zep e come esploratore del suono in studio, ero innamorato degli...

[Clicca qui per continuare a leggere su Gibson.com la prima parte dell'intervista di Paolo Bassotti a Gionata Mirai del Teatro degli Orrori e dei Super Elastic Bubble Plastic]

Video - Super Elastic Bubble Plastic - Like The Sea

2 commenti:

Georgette ha detto...

Ti metto tra i links della MIA STANZA !

Giorgia

Paolo Bassotti ha detto...

E mica lo sapevo che avevi un blog. Ricambio il link immediatamente.

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