Forse per il modo in cui Toby Leaman sa arrochire la voce ripetendo un trucco da maestro di Paul McCartney (ascoltate Hang On), o forse per la presenza di brani capaci di conservare un’anima pop malgrado una struttura complessa, il nuovo album dei Dr. Dog fa spesso venire in mente la musica dei Wings: Macca senza l’ambizione e il peso di essere uno dei Beatles, ma con la voglia di stupire con pezzi come Let ‘Em In. Naturalmente il gruppo di Filadelfia mostra numerose altre influenze, su tutte quelle della Band – palese in 100 Years - e dei Byrds, nelle armonie vocali e nella capacità di andare a pescare in ogni angolo della tradizione americana. Il risultato di tanti padri illustri è un solido album (il quinto, senza contare un paio di EP), fatto di musica leggera a la Crowded House, con allegata licenza di incupirsi. I Dr. Dog si giocano le loro carte migliori per realizzare una sorta di ambizioso concept sul destino e sul modo di affrontarlo. Alcune canzoni sono, per stessa ammissione della band, antitetiche: lo stesso personaggio che in Army Of Ancient assume un ruolo totalmente passivo di fronte alla sfortuna, in The Ark si dà da fare per cercare una soluzione, riuscendo a trovare un senso al proprio fallimento. È identico anche il destinatario di un attacco come The Rabbit, The Rat And The Reindeer e di una canzone d’amore come From. Per tutto il disco si ha la sensazione che il gruppo stia attraversando un periodo particolarmente felice in termini di creatività; peccato che, malgrado la scrittura sempre buona, manchino canzoni di grande impatto, capaci di rendere il disco indispensabile. The Old Days, deliziosa per l’intreccio di banjo e chitarre, ci si avvicina, ma fa riflettere il fatto che nell’album non ci sia niente così efficace come la recente cover che i Dr. Dog hanno fatto di Heart It Races degli Architecture In Helsinki. (6,9/10)
Questo mio articolo è tratto dal Pdf gratuito con le recensioni di SentireAscoltare di Settembre.
Mp3 Dr. Dog - Worst Trip
Video Dr. Dog - The Ark
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