sabato 8 gennaio 2011

Mirror man – L'eredità di Captain Beefheart
















Una grande ispirazione fu la Captain Beefheart's Magic Band, che vidi alla Royal Albert Hall nei primi anni Settanta. Fui spazzato via. Prima non mi ero mai sognato che gli strumenti potessero essere suonati in quel modo.
(Steve Severin, Siouxie and the Banshees)


Woodland Hills, California. 1969. Quattro ragazzi di vent'anni vivono per nove mesi con un carismatico e inquietante personaggio, di quasi dieci anni più grande di loro. Li costringe a interminabili sedute collettive di autoanalisi, li spinge a mettere in discussione la propria identità, fino a ottenerne il crollo psicologico e la completa sottomissione alla sua autorità. Se necessario, li priva del cibo e del sonno. E inoltre li fa suonare, incessantemente. Si tratta di una musica strana, shockante, che mischia rock'n'roll, blues, free jazz e avanguardia. Quell'uomo è Don Van Vliet, in arte Captain Beefheart, e il gruppo è la sua Magic Band, ai tempi composta dal batterista Drumbo (John French), dal bassista Rockette Morton (Mark Boston), e dai chitarristi Antennae Jimmy Semens (Jeff Cotton) e Zoot Horn Rollo (Bill Harkleroad). Dopo...

[Clicca qui per continuare a leggere l'articolo di Paolo Bassotti su Gibson.com]

Video -
Captain Beefheart and his Magic Band – She's Too Much For My Mirror – My Human Gets Me Blues

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