venerdì 5 settembre 2008

David Byrne & Brian Eno - Everything That Happens Will Happen Today - La recensione

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Vi avevo promesso la recensione più approfondita del nuovo album di Eno e Byrne. Potevo forse deludervi? E' appena uscita, come "recensione della settimana", su SentireAscoltare. Eccola qua:

Negli ultimi mesi David Byrne si è dato da fare. Come al solito. Si è dedicato principalmente a quelle attività collaterali che un tempo portarono il Time a dedicargli la copertina quale “uomo del Rinascimento” del rock. Ha suonato un palazzo di Manhattan, ha pubblicato una raccolta di finti inni mormoni, ha disegnato parcheggi per bici e ha prestato la voce a un automa chiamato Julio. Si è però anche ricordato di essere un cantante pop, riuscendo nel prodigio di trasformare un brano dei Fiery Furnaces, Ex Guru, in qualcosa di altamente digeribile, e partecipando alla gustosa Toe Jam (datemi retta, rintracciate il video!) del progetto BrightonPort Authority, ideato dall’amico Fatboy Slim. Sappiamo che Byrne è praticamente infallibile quando si tratta di dispensare piccoli tocchi della sua abilita nel formato canzone, basti pensare a successi passati come Lazy con gli X-Press 2, o al Cole Porter country di Don’t Fence Me In rivisto in chiave batucada.

Resta però il fatto che l’ultimo album di canzoni, il poco convincente Grown Backwards, risalente ormai al 2004, sia stato forse il momento peggiore di una carriera altrimenti impeccabile. Malgrado qualche lampo (Empire, Glass, Concrete And Stone) Grown Backwards era un disco fiacco, spesso noioso, appesantito da archi che non trovavano, come accadeva invece in Look Into The Eyeball, il bilanciamento necessario nelle percussioni. Per non parlare delle due imbarazzanti sortite nella lirica. Abbastanza da farci domandare se Byrne non fosse per caso ormai destinato a un futuro da brillante special guest, incapace però di sostenere ruoli da protagonista.

Lo spunto per una nuova grande prova d’artista gli è stato offerto da Brian Eno. Durante un incontro risalente a un paio d’anni fa, in occasione della ristampa di My Life In The Bush Of Ghosts, Eno ha proposto a Byrne di trovare parole e melodie vocali per una serie di brani strumentali che aveva messo da parte nel corso degli anni. Brani definiti da Eno come electronic gospel. Un cerchio che si chiude, visto che erano stati i Talking Heads trent’anni fa a iniziare Eno ai piaceri della musica delle chiese dei neri di New York (non possiamo dimenticare la geniale sorpresa che fu la cover di Take Me To The River del reverendo Al Green, inclusa in More Songs About Buildings And Food, prima produzione di Eno per il quartetto).

Dal punto di vista musicale in Everything That Happens Will Happen Today, il risultato di due anni di corrispondenze telematiche tra i due, non troviamo solo i preannunciati, e comunque fondamentali, sapori gospel. Non potevamo del resto aspettarci un compitino eseguito con diligenza, visto che sia Eno che Byrne da anni si divertono a seguire i binari solo nel caso ci sia un deragliamento incluso nel biglietto del treno. Le due quiete tracce d’apertura sono più che altro country, placido e mistico, due colpi al cuore che confermano immediatamente la forma smagliante, come autore e come performer, di David Byrne. Il tema del disco è messo altrettanto in chiaro: ci troviamo di fronte a un album sulla speranza e sulla misericordia... [Continua]


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