Il 6 Febbraio Bob Marley avrebbe compiuto 65anni. Fa davvero uno strano effetto provare per un attimo a immaginarlo ancora tra noi, fantasticare sulle canzoni che avrebbe composto, ipotizzare come avrebbe affrontato tutti i cambiamenti sociali e tecnologici avvenuti dall'undici Maggio dell'81, giorno della sua morte, fino a oggi. Soprattutto viene da pensare a che ne sarebbe stato del suo mito, se i tantissimi fan avessero dovuto confrontarsi non con la sua assenza, ma piuttosto con il messaggio reiterato quotidianamente da un uomo per propria natura portato a essere più leader che idolo. Sono interrogativi irrisolvibili, un “what if” grosso come una leggenda, un'aporia che non si risolve certo figurandoci un minuto signore ormai anziano, con una gran chioma di dreadlock grigi, che spegne le candeline di un'enorme torta di compleanno, circondato da un numero infinito di amanti e amici, nipoti e figli più o meno ufficiali. Di tutti i grandi della musica del Novecento che ci hanno lasciato prematuramente, Marley è quello che più di ogni altro è diventato immediatamente il simbolo di un'intera cultura, di un approccio alla vita. Un sogno partito dalla Giamaica e condiviso nei punti più disparati del mondo. Si domandava Alberto Castelli nel libro Africa Unite (Arcana 2005): “Perché Marley è ancora Marley? Come è possibile che ancora si parli così tanto di un uomo che credeva fermamente che Hailé Selassié fosse l'incarnazione di Dio? Perché c'è così tanto interesse per uno che era seriamente convinto che l'Etiopia fosse la terra promessa, l'unica casa per lui e per tutti i neri del mondo? Forse perché era sincero. Forse perché quando assistevi ai suoi concerti ti accorgevi che lui e la sua musica erano una cosa sola.” Già, la sua musica, i suoi concerti. Il messaggio è indissolubilmente legato al reggae, alle canzoni immortali che Marley ci ha lasciato, e al ricordo di come a tali canzoni sapeva dare vita: così è per quella parte del suo mondo fatta di simboli e idee che possono essere compresi pienamente solo da chi viene dalla Giamaica, anzi, probabilmente solo da chi condivide la religione rastafariana; così è, ancor di più, per chi è in grado di recepire solo gli universali inviti alla fratellanza, all'incorruttibilità, all'emancipazione dalla schiavitù mentale, alla lotta per i propri diritti. “Stand up for your right, non abbandonare la lotta”, continua a cantare e a sentire ancora oggi un enorme popolo, composto di gente di ogni età e nazionalità, per il quale Marley è ancora vivo.
Nel 2010 in Italia si può festeggiare un'altra ricorrenza legata a Bob Marley: trenta anni fa, il 27 e 28 Giugno del 1980 Bob teneva infatti i suoi unici due concerti nella nostra nazione, esibendosi prima allo Stadio San Siro di Milano, poi al Comunale di Torino. La prima data in particolare è passata alla storia per moltissime ragioni, prima fra tutte...[Clicca qui per continuare a leggere l'articolo di Paolo Bassotti su Gibson.com]
Video - Bob Marley - Rastaman Vibration
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