giovedì 22 ottobre 2009

Il canto dell'Elvis elettrico – Il Re, la Gibson Super 400 CES e il Comeback Special

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“...dal caos possono nascere la vera comprensione e l'armonia e, comunque vada a finire, è stato Elvis a far partire questa valanga, praticamente da solo. […] Posso garantirvi una cosa: non saremo mai più concordi su una cosa tanto quanto lo siamo stati su Elvis.” (Lester Bangs)

Quando si fa la storia del rock, facile che ci sia una Gibson dei paraggi. Il Re non fa eccezione. Molti dei suoi grandi successi sono legati al leggendario marchio nato a Kalamazoo.

Una delle serate più esaltanti del percorso artistico di Elvis Presley ha a che fare con un volontario e inaspettato scambio di chitarre, avvenuto tra lui e il suo storico chitarrista, Scotty Moore. Due chitarre firmate Gibson!

L'evento di cui si parla è Singer Presents ELVIS, lo show natalizio registrato nel Giugno del 1968 e trasmesso dalla NBC il 3 Dicembre dello stesso anno, uno spettacolo comunemente conosciuto come il '68 Comeback Special. Comeback perché per Elvis fu un vero e proprio ritorno dopo anni opachi: una mossa fondamentale, capace di rilanciare la sua carriera, di ristabilire la sua rilevanza. Il servizio militare, i troppi film di scarso livello (con le relative colonne sonore, sempre assemblate in malo modo) e soprattutto la British Invasion, con l'avvento di giovani star quali Beatles e Rolling Stones, avevano infatti indebolito il più grande divo degli anni d'oro del rock and roll, confinandolo nella posizione comoda, ma poco desiderabile, di vecchia reliquia. Un mito affascinante, incapace però di poter emozionare ancora con la propria musica...

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Video - Elvis - That's Alright

lunedì 19 ottobre 2009

Reckless Life - Il cast di Slash & Friends, il disco solista di Slash

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Quando si hanno alle spalle anni di carriera e successi, uno dei metodi più efficaci per attirare l'attenzione sul proprio album è quello di registrarlo con un cast di celebrità del pop e del rock. La prassi è che la star di turno raduni gli ospiti tra i propri amici, tra giovani colleghi desiderosi di farsi fotografare accanto al proprio mito, e talvolta anche tra artisti completamente inopportuni, strategicamente proposti dalla casa discografica.

Negli ultimi anni abbiamo visto un'infinità di dischi pieni di invitati eccellenti, con risultati molto vari. Ci sono stati grandi esiti artistici, come O Corpo Sutil (The Subtle Body) (1995) di Arto Lindsay, nel quale sfilano i grandi Brian Eno, Bill Frisell, Marc Ribot, Ryuichi Sakamoto, sempre attenti nel limitarsi ad aggiungere lievi sfumature, per non guastare la delicatezza delle canzoni con la loro presenza ingombrante. Abbiamo assistito a trionfi commerciali, come Supernatural (1999) di Santana, 27 milioni di copie vendute affiancando la chitarra di Carlos ai nomi più diversi, da Dave Matthews a Eric Clapton, da Lauryn Hill ai Manà. Sono stati però innumerevoli i dischi di duetti stucchevoli, pensati a tavolino da qualche discografico privo di buon gusto, così come non sono mancate storie di collaborazioni che inizialmente promettevano bene e che invece si sono rivelate occasioni perdute. Ad esempio, nell'opaco disco di Bob Dylan Under The Red Sky, è praticamente impossibile accorgersi della presenza di Crosby, Nash, Stevie Ray Vaughan e Slash.

Proprio Slash, l'ex chitarrista dei Guns N'Roses, uno degli uomini simbolo delle chitarre Gibson, sta preparando il proprio debutto solista, Slash & Friends, un album di duetti progettato da anni, che dovrebbe uscire tra Febbraio e Marzo del 2010 (le tappe della sua lavorazione si possono seguire sulla pagina di Slash su Twitter). Slash è un uomo aperto alle infinite possibilità del pop: l'abbiamo visto con Michael Jackson, con Rod Stewart, con gli Chic, con Vasco Rossi. Diamo allora un'occhiata alla straordinaria lista degli invitati a suonare in Slash & Friends, per cercare di capire che cosa possiamo aspettarci (tenendo sempre conto che in molti casi si tratta solo di voci). Iniziamo dai due collaboratori fissi, che del disco costituiranno la sezione ritmica...


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mercoledì 14 ottobre 2009

Vade retro, Santa! - Christmas In The Heart, l'album natalizio di Bob Dylan

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Dylan ci avvisa che Santa Claus sta arrivando, e poco importa che sia solo Ottobre, e che la sua voce ci faccia pensare a un Babbo Natale con un sacco pieno di carbone. Bob sorprende ancora, affrontando con passione il repertorio natalizio, una nuova tappa del suo lungo viaggio nella musica americana.

Nel 1975 il New Musical Express pubblicò, per ridere coi propri lettori, la finta recensione di Snow Over Interstate 80, un immaginario album di canzoni natalizie registrato da Bob Dylan a metà degli anni '60. Passano i decenni, e l'idea in apparenza ridicola di un “Bob Dylan Christmas Record” diviene finalmente realtà. L'annuncio dell'uscita di Christmas In The Heart ha colto tutti di sorpresa, vista anche la distanza ravvicinata da Together Through Life, il più recente lavoro del genio di Duluth, nei negozi da fine Aprile 2009. Le reazioni iniziali dei fan sono state principalmente incredule e divertite, animate da un forte scetticismo, mitigato solo dalla notizia che Dylan avrebbe devoluto tutte le sue royalties alle organizzazioni benefiche Feeding America e World Food Programme.

Christmas In The Heart non va però considerato solo come un'occasione per fare beneficienza, avendo un valore artistico e un ruolo preciso nella produzione di Dylan. Innanzitutto va detto che...

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Video - Bob Dylan - The Christmas Blues

mercoledì 7 ottobre 2009

Gimme some truth! Intervista agli Zen Circus (Seconda parte)

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Ora come ora ho una grande paura di morire, quindi voglio fare fare fare, fino a farmi male.”

Continua la chiacchierata con Appino degli Zen Circus. Stavolta si parla del meglio del rock del Paese Reale, di collaborazioni frettolose e non, e di come le proprie storie – e i propri amici, più o meno turbolenti – entrino talvolta nelle canzoni.


Paolo Bassotti: Alcune storie sono tanto vivide da parere autobiografiche! Penso a L'egoista o a Amico mio, ad esempio.

Appino: Lo sono infatti, non tutte ma molte. Quelle due in particolare, insieme a Figlio di Puttana e Vent'Anni in Villa Inferno.


Parlando di Amico mio, mi pare che ti colpisca molto il problema di come si possa crescere e invecchiare senza smettere di sognare, senza diventare come chi un tempo si odiava. Come ti immagini tra dieci anni?

Ah beh non ne ho la più pallida idea. Spero solo sano; le malattie sono orribili.

Chi non ha un amico che ha deciso di mettere la testa a posto? Ammesso che non lo abbiate fatto anche voi. Io sinceramente credo proprio di non averlo fatto, e non me ne faccio assolutamente un vanto. Ma così come non avere una macchina a trentuno anni, avere mezzi denti cariati e problemi a mesi alterni a comprarmi le sigarette provoca ilarità in molti miei coetanei, così mi diverto anche io a vedere come molti di quelli che han fatto le cose a modo – ripudiando o abbandonando tutto quello che prima ritenevano giusto e bello – si sono poi ritrovati in situazioni grottesche o ancora peggio, in una sorta di replay degli errori dei loro genitori. Ognuno ha il diritto di fare cosa gli pare, ma l'amaro resta. L'amaro di perdere cervelli validi per colpa di convenzioni futili. E si torna al punto di partenza, là dove il 99% dei nostri problemi ha avuto origine: il nucleo familiare inteso come centro assoluto dei rapporti umani. E di nuovo, lo vedi da te, la religione. E' un cane che si morde la coda...


Veniamo alle collaborazioni. Come è nata quella con Nada? È interessante il fatto che Vuoti a perdere non sia un duetto, che lei sia la voce solista per l'intera canzone.

Così doveva essere. È un'altra storia autobiografica, ma c'era bisogno di una voce femminile perché lo fosse davvero. Siamo fan di Nada – oltre al fatto che lei è livornese di origine e noi pisani, quindi è un po' come aver superato delle barriere razziali – e nel nostro primo disco in Italiano volevamo assolutamente che ci fosse qualcuno che la musica Italiana l'ha vissuta ai tempi d'oro, gli anni sessanta e settanta. Chi meglio di lei?


[Clicca qui per leggere la seconda parte dell'intervista di Paolo Bassotti ad Appino degli Zen Circus su Gibson.com. Per leggere la prima parte clicca qui]


(Le fotografie nell'articolo sono di Ilaria Magliocchetti)


The Zen Circus – Canzone di Natale


The Zen Circus – I baNbini sono pazzi

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